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Nucleare in Italia con i primi reattori nel 2030, quali effetti sulla bolletta elettrica

Redazione Notizie Italia di Redazione Notizie Italia
01/03/2025
Nucleare in Italia con i primi reattori nel 2030, quali effetti sulla bolletta elettrica

Il governo Meloni ha infranto un tabù: con l’ok in Consiglio dei Ministri alla legge delega sul nucleare, su proposta del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, l’Italia potrebbe avere i primi reattori funzionanti già nel 2030.
Si tratta del più ottimistico degli scenari, che però non tiene conto delle criticità relative al più classico effetto Nimby (Not In My Back Yard), con relative proteste di residenti e ambientalisti che potrebbero rallentare i progetti.

Presto centrali nucleari in Italia
L’obiettivo del governo è quello di avviare l’Italia verso l’indipendenza energetica, modernizzando l’intera filiera dalla produzione alla gestione di rifiuti e scorie. Si interverrà anche su disattivazione e smantellamento degli impianti esistenti.

Pichetto Fratin non nasconde l’entusiasmo:
“Con il nucleare di nuova generazione, insieme alle rinnovabili saremo in grado di raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione, garantendo la piena sicurezza energetica del Paese. Così l’Italia è pronta ad affrontare le sfide del futuro. […] È una completa rottura rispetto alle esperienze precedenti: guardiamo a fusione e a fissione di nuova generazione con strumenti completamenti diversi rispetto alle grandi centrali”.
La delega prevede che il governo adotti una serie di decreti legislativi, entro 12 mesi dall’entrata in vigore dal ddl delega, per disciplinare la materia attraverso la stesura di un Programma nazionale. L’esecutivo si è già portato avanti, individuando già a dicembre 2023 una cinquantina di siti adatti allo stoccaggio delle scorie nucleari. L’obiettivo è quello di assicurare energia sufficiente alle esigenze delle famiglie e delle imprese italiane e a prezzi accessibili, con un contenimento dei costi di produzione e rafforzando la competitività del sistema.
La dipendenza energetica dell’Italia
Per quanto riguarda l’energia, l’Italia è fra i Paesi industrializzati maggiormente dipendenti dall’estero. L’ultimo Med & Italian Energy Report del Politecnico di Torino e Intesa Sanpaolo rende noto come l’Ue importi di media il 58% dell’energia e l’Italia addirittura il 74,8%. Almeno il 5% arriva dalle centrali nucleari francesi, poste a pochi chilometri dal confine italiano.
Il Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) prevede che l’Italia si orienti verso un mix di rinnovabili, nucleare e gas. Questo consentirebbe di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050. Per quanto riguarda il nucleare, si prevede di raggiungere una quota fra l’11% e il 22% della richiesta di energia elettrica.
Quali effetti sulla bolletta con il ritorno del nucleare in Italia
Gli Italiani dissero per due volte no al nucleare: la prima volta con il referendum del 1987 e la seconda con l’analogo referendum del 2011.
Il ritorno dell’energia nucleare in Italia avrebbe effetti sul costo della bolletta elettrica, ma non sarebbero immediati. L’energia nucleare, una volta avviata, ha costi di produzione relativamente stabili e competitivi rispetto ad altre fonti energetiche. Il nodo, per il governo, è quello di riuscire a organizzare una filiera nucleare efficiente, che renda la produzione di energia più economica rispetto a quella basata su gas o altre fonti fossili. I prezzi dell’energia calerebbero, ma solo a lungo termine.
Il motivo è che la costruzione di nuove centrali nucleari richiede ingenti investimenti iniziali. Nel breve e medio periodo questo potrebbe portare a un incremento dei costi per famiglie e imprese, ad esempio attraverso una componente tariffaria destinata a finanziare i progetti nucleari.

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