Un incontro “inedito” e “inopportuno”, una “grave ingerenza”. Le opposizioni usano espressioni simili per contestare il colloquio fra Giorgia Meloni e il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, al quale i più critici contestano di aver così giocato un ruolo “politico”.
Seppur in programma da circa tre settimane, come assicurano da Palazzo Chigi, il faccia a faccia di è avvenuto nel momento di massima tensione fra l’esecutivo e l’organo di autogoverno della magistratura, che è presieduto dal capo dello Stato.
E Sergio Mattarella, si spiega in ambienti vicini Colle, è stato avvisato di questo appuntamento di Pinelli solo a ridosso, ma senza essere informato di contenuti e modalità. Chi nel governo era convinto che questo faccia a faccia avrebbe incontrato il favore del presidente della Repubblica, ha dovuto invece fare i conti con il gelo del Quirinale.
Mentre Pinelli dovrà rispondere alla richiesta di chiarimenti dei consiglieri togati del Csm, all’indirizzo della premier sono arrivate sollecitazioni simili dai partiti di opposizione. Meloni “ha scelto di prendere parte a un incontro inopportuno – sostiene la responsabile giustizia del Pd Debora Serracchiani – perseguendo una linea di conflitto continuo con la magistratura, con l’evidente intento di comprometterne l’indipendenza”. “Mi sbaglierò ma a memoria non ricordo di una convocazione del vicepresidente del Csm da parte del presidente del Consiglio – nota il dem Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia -. Grave la convocazione. Grave che Pinelli l’abbia accettata. Il silenzio del Guardasigilli non sorprende. Liberali da strapazzo”.
“La destra gioca allo sfascio”, sostiene Filiberto Zaratti (Avs), secondo cui la premier rischia di provocare “una grave crisi all’intero sistema istituzionale”. Sono pochi i commenti di esponenti di maggioranza sul caso. A Orlando, il deputato di Forza Italia Enrico Costa risponde che “non c’è niente di scandaloso se il vicepresidente del Csm incontra alla luce del sole esponenti del Governo, dal premier al ministro della Giustizia o quello dell’Economia. Da Guardasigilli non hai mai incontrato il vicepresidente dell’epoca?”.
“Non essendosi visti alle sei del mattino in un convento, ma nella sede istituzionale del governo non mi pare né un incontro carbonaro, né una mancanza di rispetto istituzionale – osserva l’azzurro Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera -. Rientra nella leale collaborazione tra poteri dello Stato”. “È stata una normale interlocuzione”, il giudizio di Paolo Trancassini (FdI). Veterani del Parlamento assicurano che incontri simili non sono inediti. Ma magari sono rimasti a livello informale. Senza note ufficiali.
Fra le critiche che circolano tra le opposizioni nei confronti di Pinelli, vi è anche quella di aver agito fuori dalle deleghe presidenziali, entrando così in una dimensione politicizzata.Proprio mentre il Csm prendeva posizione a sostegno dei magistrati nel mirino del centrodestra per le pronunce sui respingimenti dei migranti. Secondo le sintetiche ricostruzioni ufficiali, l’incontro è servito a un’analisi delle problematiche dell’ordinamento giudiziario a 360 gradi. Non sarebbe sorprendente, si lascia scappare un esponente di maggioranza, se si fosse parlato anche del caso di Rosanna Natoli, la consigliera laica in quota FdI, sospesa un mese fa dal plenum del Csm. Come c’è chi non nasconde, a taccuini chiusi, l’auspicio di un intervento del Csm nei confronti di giudici come quelli di Bologna, autori di decisioni viste dal centrodestra come un ostacolo alla politica di contenimento delle migrazioni illegali.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA