La rotta verso Noi Moderati, e quindi verso la maggioranza, è tracciata. Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace a tre giorni dall’addio a Carlo Calenda, incontrano il leader di Nm, Maurizio Lupi, per lavorare sulla “possibilità di avviare un percorso politico comune” e rafforzare l’ala moderata del centrodestra. L’ufficializzazione, salvo colpi di scena, è attesa la prossima settimana. Ma, proprio mentre le tre parlamentari si riavvicinano alla ‘casa madre’, deflagra la polemica su un eventuale loro rientro nelle file azzurre. “FI non è né un taxi né un albergo a ore, chi viene deve farlo per lavorare non per cercare un posto”, aveva avvertito il leader Antonio Tajani. E in giornata Licia Ronzulli ha rincarato la dose: “Va bene aprire le porte, ma senza svenderci. Soprattutto per chi fino a un minuto prima ci attaccava e infangava il nome di Berlusconi”. La risposta (indiretta) arriva da Carfagna: “Mi dispiace che anche in questa circostanza si siano ripetute espressioni politicamente sciatte, o addirittura volgari straparlando di taxi o alberghi a ore o ingratitudine”. Secondo l’ex ministra dei governi Berlusconi e Draghi “non è onesto riscrivere ‘a uso personale’ la storia del disagio dei moderati italiani dopo la caduta del governo Draghi, soprattutto se a farlo sono gli stessi che allora favoleggiavano addirittura di fusioni con il sovranismo leghista”. Un affondo bello e buono diretto a chi, nel 2022, tra i forzisti perorava la causa di una federazione con Matteo Salvini. Intanto, Carlo Calenda, continua a criticare duramente gli addi: “Comportamenti senza senso dell’onore, che dimostrano mancanza di etica pubblica, perché” le parlamentari “sono state elette da cittadini che hanno votato Azione, per stare all’opposizione di Meloni”. Per Matteo Renzi – che (nonostante i veti del M5s) non ha perso le speranze di far parte del campo largo – Azione “ha pigiato il tasto dell’autodistruzione e chi come noi era alleato ne ha pagato lo scotto. Però è un problema loro”. L’attrito tra il duo Gelmini-Carfagna e esponenti di spicco di Forza Italia viene spiegato, in ambienti parlamentari da un lato con antichi screzi personali tra i diretti interessati, dall’altro con la ricostruzione secondo la quale dietro il passaggio delle parlamentari a Nm ci sarebbe anche la mano di Giorgia Meloni. E proprio Lupi è costretto a rispondere su un eventuale regia della premier dietro l’operazione: “Il rafforzamento dei singoli partiti del centrodestra è frutto della buona visione politica di Meloni. In queste settimane ci siamo visti tante volte, non solo con Giorgia ma anche con Tajani”, rimarca.
Le due ex ministre, secondo rumor, potrebbero diventare capigruppo di Nm alla Camera e al Senato. Altro dettaglio che non è sfuggito agli addetti ai lavori: nel lungo intervento per motivare l’addio a Calenda, Carfagna disegna un quadro in cui compaiono sia l’attuale premier, sia il suo predecessore.
“La destra di Giorgia Meloni vuole evitare il rischio di essere marginalizzata in Europa, e infatti ha inaugurato in questi giorni un nuovo corso battendosi per la vicepresidenza esecutiva di Raffaele Fitto e riaprendo il dialogo con Mario Draghi – scrive -. Insomma, tutti cercano soluzioni al centro”.
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