Domenico Rea (1921-1994), uno degli scrittori più rilevanti della letteratura italiana contemporanea, ha saputo meglio di altri focalizzare la sua attenzione sulla realtà antropologica e umana di Napoli e del Mezzogiorno, collegandola ad un più ampio contesto mediterraneo e globale, e privilegiando il tema dell’interazione e della contaminazione di culture, lingue, modi di essere e forme del vivere: una dimensione efficacemente riassunta nell’espressione “cieli naviganti” (Pensieri della notte, Dante & Descartes, 2006).
Nel centenario della sua nascita, questo volume raccoglie studi di massimi esperti dell’opera di Domenico Rea che, con un intento di alta divulgazione, intendo porre l’attenzione sulla forte valenza di mediazione linguistica e culturale che la narrativa dello scrittore napoletano ha svolto sia in ambito mediterraneo che nelle relazioni con le altre culture e lingue del mondo, in particolare con quelle dei migranti che raggiungono oggi il nostro Paese, promuovendo una lettura originale dei testi reani, al di là dell’impostazione tradizionale di una critica esclusivamente letteraria. Questa linea si colloca all’interno del quadro della ricerca attenta al dialogo tra lingue, letterature e culture per un modello inclusivo del sapere umanistico.
I contributi raccolti, pertanto, riguardano la rappresentazione di Napoli e del rapporto ambiguo che lega la città al mare, quel Mediterraneo che è insieme spazio di mobilità e conflitto, possibilità e naufragio, “network” socio-economico e politico. Ne emerge un mosaico barocco ed espressionista per lo più legato alla rappresentazione di una certa realtà plebea, selvaggia, legata a culti e costumi arcaici. Rea, difatti, coglie nel ventre di Napoli una identità primigenia ma feroce che, lontana dall’estetica consolatoria di certa tradizione, non può che tradursi nei modi di uno stile teso a rendere in maniera viscerale ed esuberante quello spirito mediterraneo che contraddistingue il popolo dell’antico Reame.
Tra le relazioni, di assoluto rilievo è l’intervento di Piero Frassica, dell’università di Princeton, che affronta uno dei temi centrali della rappresentazione reana, collegata alla dimensione più profonda della corporeità: quello della cultura del cibo. Roberta Morosini, autrice del recente libro su Rea, I cieli naviganti. Domenico Rea, Boccaccio e Napoli (Dante & Descartes, 2021) tornerà, invece, sull’analisi comparata degli orizzonti mediterranei.
Obiettivo complessivo del libro, in sintesi, è quello di indagare il ruolo che l’interazione culturale e linguistica riveste nei racconti e nelle prose critiche di Domenico Rea per fare luce, inoltre, sulla relazione tra eros e gastronomia, e ancora sulla dimensione e sulla ricezione internazionale della sua produzione. Un aspetto, quest’ultimo, ancora poco sondato dalla critica.
Laura Cannavacciuolo è ricercatrice di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università di Napoli L’Orientale. Suoi testi critici su Camillo Boito, Pier Maria Rosso di San Secondo, Luigi Pirandello, Luciano Bianciardi, Elsa Morante, Ermanno Rea, sono apparsi in riviste specializzate e in opere collettanee. È autrice delle monografie La fabbrica del grottesco (2012), Salvatore di Giacomo. La letteratura e le arti (2015), Napoli boom. Il romanzo della città (2019), «Lavorare nella contemporaneità». Giuseppe Pontiggia lettore (2020). Per l’Editore Roberto Nicolucci dirige la collana di studi di alta divulgazione “mondoscritto”, di cui ha curato il primo volume Dante classico contemporaneo (2022).
Alberto Scialò svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati dell’Università di Napoli L’Orientale. Si occupa di letteratura italiana contemporanea, con particolare attenzione ai fenomeni formali e socioculturali che hanno caratterizzato la narrativa dei primi anni Duemila. Ha compiuto e pubblicato studi critici sulla narrazione storica del “New Italian Epic” e sulle implicazioni ideologiche della funzione del narratore.